Durante lo sviluppo ogni bambino attraversa una fase di completa dipendenza biologica e affettiva dai genitori. Si instaura, quindi, un meccanismo emotivo che se non viene sviluppato in modo corretto può avere riflessi negativi sull’autostima e sulla personalità. La paura della separazione, che si sviluppa nel secondo semestre di vita, può dare vita ad una forte ansia, rendendo difficoltoso qualsiasi allontanamento dal genitore che se ne prende cura. In età adulta, ciò può manifestarsi con la difficoltà a staccarsi dal partner: tale fenomeno prende il nome di “sindrome dell’abbandono”.
Solitamente, queste persone mostrano specifiche caratteristiche quali la sensazione di non essere state sufficientemente accudite dal punto di vista affettivo ed emotivo, non riconoscono le proprie risorse personali e difficilmente riescono a tollerare i momenti di distacco dal proprio amato, sentendosi, appunto, abbandonate a se stesse.
Poiché queste persone non si sono sentite sufficientemente protette e amate, non hanno sviluppato quella che viene definita una “base sicura” che consentirebbe di sentirsi capaci di fruire delle proprie risorse personali nell’affrontare perdite, lutti, ma anche brevi distacchi, in quanto la persona che soffre di questa sindrome ha una grande paura di “restare sola”. Sentendosi fragili e vuoti, vengono messi in atto comportamenti di difesa finalizzati ad impedire che il partner possa andarsene. Alcune strategie facilmente riconoscibili sono quelle dell’ipercontrollo, del ricatto emotivo, della manipolazione e del vittimismo; tutto ciò per evitare l’evento maggiormente temuto al mondo: la perdita. Le persone che soffrono di sindrome da abbandono sviluppano una forte “dipendenza affettiva” che le pongono anche nel ruolo della “vittima”, funzionale ad attirare l’attenzione altrui.
Come riconoscere, quindi, una persona che soffre di sindrome di abbandono?
Ci sono alcune caratteristiche peculiari in chi soffre di sindrome abbandonica: ad esempio, la paura di prendere decisioni che deriva dal timore di alienarsi l’attenzione altrui ed il bisogno di chiedere consigli (che spesso non vengono seguiti in quanto non è tanto il consiglio ad interessare, ma il supporto che ottengono). Altra caratteristica è la difficoltà a lasciare: a conferma della loro reale difficoltà nello staccarsi da qualsiasi cosa o persona.
Queste persone, mettendo in atti comportamenti contraddittori, hanno spesso relazioni instabili di cui però si lamentano. Tuttavia, dal loro punto di vista, questa condizione è meno drammatica rispetto al rimanere sole, che sentono di non poter in alcun modo gestire.
La gestione di questa sindrome passa attraverso una psicoterapia volta a dare sostegno e supporto finché il soggetto sviluppi le risorse necessarie per affrontare le dinamiche emotive che teme di non riuscire ad affrontare. È importante avere dei progetti chiari in cui investire e in cui dirigere le proprie energie: spesso le persone dipendenti sacrificano i propri bisogni creando situazioni in cui possano sentirsi deboli, fragili e sole.
Studio Psi.Co.