Al giorno d’oggi smartphone e videogiochi sono diventati a portata di tutti e sono numerosi gli studi che evidenziano come l’uso (anche non esagerato) di dispositivi elettronici, soprattutto per i bambini, favorisca l’abilità cognitiva e motoria, migliori i tempi di reazione alle situazioni e sviluppi la coordinazione visivo-manuale.
L’Università del Minnesota, negli Stati Uniti, ha condotto una ricerca per evidenziare gli effetti dei videogiochi sulla mente umana tramite l’utilizzo di un gioco d’azione. Il risultato? I partecipanti all’esperimento hanno dimostrato un miglioramento nella capacità di attenzione verso le informazioni a livello uditivo e visivo. Inoltre, l’indagine ha evidenziato una maggior velocità nell’abilità di prendere decisioni utili. Durante l’esecuzione di un gioco, a livello celebrale risulta incrementata la produzione di dopamina. Secondo gli studi in corso presso l’Università di Ginevra, Svizzera, migliora l’attenzione sulle aree visive e la concentrazione diventa più alta, con un effetto positivo sul problem solving.
Ma fino a che punto il minore sta sviluppando il multitasking e quando, invece, bisogna preoccuparsi degli eccessi?
È necessario fare attenzione all’emergere di campanelli d’allarme che possono indicare una dipendenza, determinati non solo dalla quantità di ore trascorse davanti ai videogiochi, ma da una serie di cambiamenti che modificano la quotidianità , l’umore ed il comportamento dei ragazzi.
In uno studio recente, sono stati individuati 7 sintomi cruciali che i genitori devono saper capire per riconoscere la dipendenza da videogiochi e smartphone in un adolescente:
- Penso solo al videogame ogni momento della giornata. Attenzione quando giocare ai videogame diventa la più importante attività della vita quotidiana, occupa costantemente i suoi pensieri ed i suoi comportamenti.
- Il tempo per giocare non è mai abbastanza. Il ragazzo gioca sempre di più, gradualmente la quantità di tempo speso per i videogiochi gli fa dimenticare le altre cose da fare.
- Preferisco giocare piuttosto che uscire con gli altri. L’umore è altalenante tra euforia, stato di evasione e le esperienze che riferisce sono legate al risultato del suo impegno costante nei videogiochi.
- Se mi interrompono mentre gioco mi innervosisco perché perdo tutto quello che ho fatto. Con questa affermazione il ragazzo fa riferimento ad emozioni spiacevoli ed agli effetti fisici che si verificano quando il gioco viene improvvisamente ridotto o sospeso. Il ritiro consiste principalmente nella presenza di irritabilità, ma può includere anche sintomi fisiologici, come l’agitazione.
- Quando non posso giocare mi sento agitato.È la tendenza a tornare più volte sui modelli precedenti di utilizzo del videogioco. Schemi di gioco eccessivo sono rapidamente ripristinati dopo periodi di astinenza o di controllo.
- Quando gioco troppo finisce sempre che litighiamo. Questa frase si riferisce a tutti i conflitti interpersonali derivanti dal gioco eccessivo. L’adolescente piano piano inizia ad entrare in conflitto con le persone intorno a lui. Questi conflitti possono comprendere discussioni in relazione all’abbandono, alle menzogne e agli inganni.
- Quando gioco mi dimentico tutto, anche di studiare. Questa affermazione si riferisce ai problemi causati da gioco eccessivo. Esso riguarda principalmente come la dipendenza assuma la priorità sulle attività principali, come la scuola, il lavoro, e socializzazione. I problemi possono sorgere anche all’interno dell’individuo, come il conflitto intrapsichico e sentimenti soggettivi di perdita di controllo.
Sono inoltre stati individuati gli effetti negativi a cui questa dipendenza può portare. In particolare si è visto che trascorrere più di un’ora di fila di fronte allo schermo può determinare:
- nomofobia: la paura di rimanere sconnessi dalla rete, una patologia che provoca sensazioni simili agli attacchi di panico;
- aggressività nel bambino;
- disturbi del sonno, soprattutto se la sovraesposizione è serale;
- alienazione sociale e disinteresse per gli impegni: si preferisce il videogioco all’interazione con gli altri;
- disturbi dissociativi.
Come comportarsi?
La vera sfida per un genitore non sta nel vietare assolutamente i videogiochi, ma nell’aiutare il figlio a bilanciare le proprie attività di svago e ad essere consapevole del valore del tempo che ha a disposizione.
- Non demonizzare i videogiochi. Molti genitori tendono a mantenere le distanze e a criticare questo tipo di strumenti, senza sapere che i videogiochi hanno anche effetti positivi per l’apprendimento, lo sviluppo di abilità cognitive, di ragionamento, la presa di decisioni e la gestione degli obiettivi. Non tutti i videogiochi sono uguali e non è tanto lo strumento in sé ad essere nocivo, ma un suo utilizzo incondizionato e compulsivo.
- Conoscere e avvicinarsi al loro mondo. Il genitore deve dialogare con il figlio e condividere con lui i suoi interessi, a volte standogli vicino, proponendo di giocare insieme o parlare semplicemente del gioco che sta portando avanti, non solo per indagare ma per fargli venire voglia di parlarne, creando un momento di dialogo.
- Concordare insieme il tempo. I figli devono sapere che il tempo per i videogiochi c’è ma ha un limite. E’ importante stabilire insieme un tempo massimo da trascorrere a giocare, magari utilizzando anche un orologio in modo che si rendano conto del tempo che hanno passato davanti allo schermo e mantengano un filo con la realtà. Gli esperti concordano nel ritenere che il tempo migliore è di non più di un’ora al giorno.
- Proporre delle alternative valide per loro. È necessario suggerite attività di svago e divertimento che i figli potrebbero fare con i loro amici o con voi, tenendo conto della loro età e dei loro interessi. Bisogna aiutarli a creare delle occasioni per farli uscire ed interagire con i coetanei fuori dal mondo virtuale.
- Non interrompere il gioco bruscamente. Molti genitori disperati arrivano a staccare la spina o la connessione ad Internet pur di interrompere il gioco che il figlio altrimenti non riesce a fermare. Questo però attiva spesso reazioni di rabbia, frustrazione e conflitto che non porta a nulla. Si rischia così di far saltare la fiducia e portare il figlio a giocare di nascosto e trovare espedienti pur di arginare gli ostacoli.
- Cogliere la presenza di difficoltà e disagi. Il videogioco è il deterrente perfetto per evitare di pensare ai problemi, è qualcosa che attrae, che distrae facilmente, per cui può essere utilizzato per evadere dalle difficoltà, che si possono avere a scuola, con i compagni, dai conflitti familiari, dalla quotidianità che può essere vissuta con un certo malessere. Bisogna capire se ci sono dei problemi che fanno desiderare al figlio di fuggire nel mondo virtuale e affrontarli insieme, prima che diventi dipendete.
Gli psicologi di Studio Psi.Co. sono a disposizione per ulteriori approfondimenti a riguardo.