Dal 4 maggio sono riprese molte delle attività che per due mesi avevamo messo in stand by. Molti non vedevano l’ora che la fine del lockdown arrivasse, ma per un ampio numero di persone il ritorno alla normalità crea più stress della quarantena.
La Società italiana di psichiatria (Sip), stima che oltre un milione di italiani stiano manifestando paura e angoscia a lasciare la propria casa. Questa resistenza ad uscire è stata recentemente definita sindrome della capanna. Una situazione in cui, dopo aver passato un lungo periodo in isolamento (in casa o in ospedale) la persona si abitua a quella condizione e smette di provare interesse o addirittura mostra timore per la vita che aveva prima. Questa sindrome colpisce trasversalmente, interessando ampie categorie di persone, anche quelle che non hanno mai manifestato particolari disturbi psicologici.
Le motivazioni
Vi sono diverse cause che concorrono a sviluppare la sindrome della capanna. Da un lato troviamo una predisposizione all’ansia: in quelle persone che tendenzialmente vivono il mondo come “pericoloso”, la situazione che stiamo vivendo ha portato ad un peggioramento. In questo caso una forte rilevanza è data dalla paura di ammalarsi, o di essere causa del contagio di propri cari. Oltre a questo, vi è poi la paura di approcciarsi con un mondo “nuovo”. Un mondo diverso da quello che conoscevamo prima e a cui dovremmo abituarci per un lungo periodo di tempo. Indossare la mascherina ovunque, il distanziamento sociale, ingressi scaglionati, sono cambiamenti difficili da affrontare e le persone preferiscono spesso evitare e rimanersene al sicuro in casa.
Le persone più a rischio, quindi, sono quelle con poca capacità di adattamento ai cambiamenti e coloro che già convivono con una forte ansia. Il permanere in casa ha portato a vivere la propria abitazione come un rifugio sicuro, da cui ora diventa più difficile staccarsi.
Strategie di gestione
L’uomo è un animale sociale, caratterizzato da un’innata capacità di adeguarsi alle condizioni esterne, e anche questo ritorno alla socialità deve essere vissuto in maniera graduale. È verosimile pensare che il timore ad uscire si risolva in maniera spontanea, nel corso di un paio di settimane. Attraverso l’esposizione a nuovi stimoli, la persona gradualmente acquisirà nuove strategie e riuscirà a tornare alla vita di prima.
Se questo non dovesse succedere è importante agire tempestivamente e contattare un professionista che saprà studiare ed individuare la strategia migliore.
Se pensi di soffrire della sindrome della capanna e aver bisogno di una consulenza, mandaci una mail cliccando qui.